Libreria Editrice Tellini
Pistoia (1980)
pag. 45
IL CALVARIO DEI SECOLI BUI
gli
inizi del V sec. d.C, esattamente nell'anno 411, i Goti di
Ataulfo, dopo aver saccheggiato Roma e portato a
compimento in Calabria una serie di disastrose incursioni,
seguivano il loro capo sulle vie della Gallia.
Assetati com'erano di distruzione e di rapina, il loro
passaggio costituì per le località della costa tirrenica
una vera sciagura, le cui conseguenze, in molti casi,
furono senza rimedio.
Le inesorabili orde si spinsero anche nell'entroterra e
molti centri collinari subirono gli effetti della
loro spietata barbarie.
Come afferma Pietro Busatti nel suo studio Storia
della Contea di Sovana pubblicato nel Bollettino n.
17 della Società Storica Maremmana (1968), la patria
natale di Gregorio VII «subì sicuramente il saccheggio dei
Goti ai quali deve anzi il trafugamento, già iniziato dai
Romani, di quanto contenevano alcune delle più ricche
tombe della necropoli etrusca».
È probabile che a
Saturnia toccasse la stessa sorte, ma non vi sono
documenti in grado di provarlo.
Sempre secondo il Busatti, sarebbe invece avvenuto con
certezza, nel 570, l'assedio di Saturnia da parte dei
longobardi di Autari Flavio che, nonostante l'intervento
difensivo di Gabino da Sorano, infersero alla città un
gravissimo colpo.
L'attacco più violento e feroce fu tuttavia portato al
centro calettano dai saraceni di Abul-Kassem che nel 935
lo misero a ferro e fuoco provocandone la completa rovina.
Accomunati dalla stessa sventura furono molti paesi della
contea sovanese e dell'intera Maremma litoranea e
collinare (Vulci, Cosa, Roselle, Populonia, Massa
Marittima) che già altre volte avevano probabilmente
conosciuto la spietatezza di questi assalti pirateschi.
Libreria Editrice Tellini
Pistoia (Ristampa, 1987)
Bisogna infatti sapere che nella prima metà del IX secolo
(827-831), i saraceni s'insediarono, dopo averle occupate,
in alcune delle più importanti città siciliane. Da qui per
numerosi decenni, tormentarono con le loro funeste
scorrerie le coste della Penisola.
Anche Saturnia cadde nel vortice delle loro implacabili
azioni criminose e della loro folle cupidigia; e non è
certamente da escludere che la devastazione e la
profanazione di numerose tombe della necropoli di Pian di
Palma, di cui oggi si vedono affiorare i brandelli di
travertino, siano da attribuire a quelle imprese nefande.
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