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I libri
Profilo di una città etrusca
Cerveteri


Libreria Editrice Tellini
Pistoia (1981)


pag. 81

ANCHE CHARU FRA I REPERTI DEL MUSEO

Cerveteri è viva la consapevolezza cittadina delle lontane origini e dei vissuti momenti di splendore nel contesto di una grande civiltà che suscita ovunque interesse e ammirazione. Lo si arguisce da semplici, ma inequivocabili indizi.
Qui, il bar non può non essere «Etrusco», il ristorante non può non denominarsi «Necropoli» (anche se l'accostamento è piuttosto infelice), la trattoria non può non chiamarsi «Tuchulcha» con esplicito riferimento al repellente demone dal naso a becco di rapace, dalle labbra tumide e dalla testa folta di serpenti. Un nome, quest'ultimo, assurto probabilmente agli onori della popolarità da quando, alcuni anni or sono, nel sepolcreto rupe- e di Greppe Sant'Angelo, fu recuperata una statua tufacea di Charu (divulgata anche giornalisticamente come quella di Tuchulcha), oggi esposta al primo piano del Museo Nazionale Cerite.
Il Museo: ecco, dopo l'affascinante Banditaccia, un altro legittimo vanto della inimitabile località archeologica laziale. C'è di che stupire, anche di fronte a questa cospicua raccolta di testimonianze remotissime che costituisce, tuttavia, una parte assai ridotta, e non certo la più significativa e importante, dell'enorme quantità di oggetti restituiti dalle necropoli del Sorbo, della Cava di Pozzolana, della Banditaccia, di Monte Abatone, di Casaletti, della Bufolareccia, del Casalone di Ceri (nonché dai santuari di Hera e del Manganello) ed attualmente in possesso delle più rinomate collezioni italiane e straniere.

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