FUGA IN EGITTO CON RIMPATRIO PUNITIVO
a
storia della sua lunga assenza dai patri lidi, Enrico
Stoppa la racconterà il 22 aprile 1862 al giudice
Michelangelo Massarini nelle Carceri Nuove di Roma, dopo
essere stato arrestato, sei giorni prima, dagli uomini
dell'ispettore Valentini.
Secondo la sua deposizione, da prendersi ovviamente con
beneficio d'inventario (considerato anche il fatto che
egli affermò di aver ucciso i carabinieri per legittima
difesa e non tendendo loro le imboscate di cui si
parlava) i fatti si svolsero così.
Un giorno, alcuni maggiorenti di Orbetello lo
informarono, tramite una persona di provata
riservatezza, che avevano necessità di parlargli.
Fissarono il luogo dell'appuntamento e Righetto, vestito
"alla cittadina", vi si recò completamente disarmato.
Gli interlocutori, venendo subito al sodo, gli fecero
capire che la sua presenza nella zona era motivo di
grande timore per gli abitanti di Talamone. E lo
esortarono a lasciarli in pace; in poche parole, ad
andarsene lontano.
Il bandito accettò il consiglio di costoro e, sprovvisto
di qualsiasi documento, raggiunse Santa Severa, nello
Stato Pontificio, attraverso le campagne di Montalto di
Castro e di Civitavecchia. Qui, presentandosi sotto il
nome di Giulio Lena, chiese e ottenne di lavorare come
vaccaro nella fattoria di Bartolomeo e Sante Pescini.
Non appena assunto, si recò dal parroco del luogo, Don
Domenico e, confidandogli di essere senza passaporto, lo
convinse a rilasciargli un certificato attestante la sua
condizione di lavoratore alle dipendenze dei suddetti
fratelli.
Questo accadeva verso la fine di dicembre, quindi una
diecina di giorni dopo il tradimento di Zanobi Fanciulli
e l'assalto dei carabinieri alla capanna dell'Albetraia.
Trascorsi tre mesi, un signore di Civitavecchia lo mandò
a chiamare e gli riferì che le persone orbetellane a lui
note desideravano saperlo all'estero, magari in Turchia.
Si provvedesse di un passaporto — dunque — e partisse
per l'Oriente.
Ai denari per il viaggio avrebbero pensato loro. E non
solo per quello.
Enrico Stoppa si rivolse allora al "ministro" dei
fratelli Pescini, Biagio Anesini di Vignanello,
trentacinque anni, e lo convinse a procurargli il
documento.
Si recarono a Roma e, con la complicità di un avvocato,
oltre che di un monsignore, ottennero dalla polizia
pontificia, in data 10 maggio 1861, un lasciapassare per
l'isola di Malta intestato a Giulio Lena.
Munito del foglio, il brigante raggiunse Civitavecchia,
dove il fiduciario degli orbetellani, prima che
s'imbarcasse, gli consegnò il biglietto del vapore e
centodieci francesconi, circa seicentotrenta franchi.
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