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Altri scritti
Un maestro della pittura risorgimentale*
di Alfio Cavoli

 e non su tutti, su molti libri di scuola è possibile vedere l'immagine risorgimentale di Vittorio Emanuele II che incontra Garibaldi a Teano. Qualche volta l'illustrazione è anonima, qualche altra reca il nome dell'autore: Pietro Aldi. Ma quanti toscani sanno che Pietro Aldi è un maremmano e quanti maremmani che è un loro conterraneo, nato a Manciano il 26 luglio 1852? Ritengo pochi.

Una cosa, tuttavia, è certa: nonostante il distacco e l'indifferenza della gente, talvolta perfino dei suoi stessi concittadini, l'Aldi è e rimane uno dei più significativi esponenti della pittura storica e risorgimentale italiana. Ne sono testimonianza più limpida i grandi affreschi che egli dipinse accanto a quelli di Amos Cassioli e Cesare Maccari nella Sala Monumentale del Palazzo Civico di Siena.

Entrato giovanissimo all'Accademia di Belle Arti di questa città, ne usciva diplomato a ventidue anni. Ma già prima di essere consacrato ufficialmente pittore dalla severità di Luigi Mussini, affrescava con figure di antichi guerrieri le sale del castello Ricasoli di Brolio e dipingeva il suo primo quadro storico — con cui rivelava la sua vocazione per questo genere di pittura — raffigurante «Ghino di Tacco che giura sui vangeli lo sterminio degli uccisori del padre suo».

Questo quadro, che porta la data del 1872, fu donato dalla famiglia al Comune di Manciano ed oggi fa bella mostra di sé nel gabinetto del sindaco**. Chiunque ha occasione di ammirarlo, stenta a credere che l'Aldi avesse appena vent'anni quando lo ideò e lo dipinse. Rivela, infatti, una grande maturità artistica e il possesso di una tecnica veramente eccezionale, specie per quanto concerne la prospettiva, il gioco delle luci e delle ombre, nonché il realismo straordinario di cui sono permeati i tappeti orientali e certi particolari delle vesti indossate dai due personaggi rappresentati.
Comitato d'Onore della mostra
Ciò nonostante, a dimostrazione di come fossero esigenti gli esaminatori di un tempo, quando l'anno successivo concorse all'alunnato Biringucci di Siena, i professori Ussi, Bellini e Ciseri non ritennero che il soggetto assegnatogli («Giuda che riporta i denari del tradimento») fosse stato trattato nella maniera più idonea. Per cui dovette attendere il 13 aprile 1874 per aggiudicarsi l'ambito posto di perfezionamento. E lo fece brillantemente, tanto che gli esaminatori Amos Cassioli e Cesare Maccari conclusero il loro giudizio affermando testualmente che se «il Signor Aldi non mancherà a se stesso, e coll'amore, e colla facilità meccanica che già nella pittura dimostra, farà onore all'arte cui si è dedicato».

Comitato d'onore della mostra
tenutasi a Manciano
dal 6 al 23 luglio 1980


Nella Capitale, dopo una parentesi senese, tornò nel 1876 e vi si trattenne per circa due anni, interrotti soltanto da qualche ritomo al paese natale dove si recava per ristabilirsi dalle febbri che spesso lo tormentavano.

Pur essendo di fibra piuttosto delicata, per cui doveva prestare molta attenzione alla propria salute, l'artista mancianese era un lavoratore instancabile. Ne fa fede il notevole numero di disegni e di dipinti lasciati in varie città d'Italia e nella casa paterna dove, all'indomani della sua morte (il pittore si spense non ancora trentaseienne) il fratello Aldo, ingegnere, raccolse più di 180 lavori fra quelli trovati nello studio e quelli recuperati altrove.

Nel 1878, anno in cui concluse l'alunnato Biringucci, ottenendone una breve proroga, oltre ad un assegno per recarsi due mesi a Parigi, l'Aldi si presentò all'Esposizione romana di Piazza del Popolo con il «Buoso da Doara», un quadro storico di notevoli dimensioni che riscosse un lusinghiero successo non solo di critica, ma anche di pubblico, tant'è vero che alcuni, fra i molti ammiratori, gliene commissionarono la copia.

Questo positivo esordio fu di sprone all'artista, che intensificò la già feconda attività dipingendo una serie di pregevoli tele, compresa quella che illustra «Le ultime ore della libertà senese», divenuta la più nota e la più giustamente celebrata.

«A trent'anni — disse Piero Bargellini commemorando l'Aldi nel centenario della nascita — la fama del pittore di Manciano veniva definitivamente consacrata in Campidoglio, dove il suo quadro fu esposto all'ammirazione, non solo d'Italia, ma di tutto il mondo. Innumerevoli riproduzioni circolarono ovunque ed il quadro dell'Aldi entrò trionfalmente nella iconografia della storia medioevale, insieme con la "Cacciata del Duca di Atene" dell'Ussi e la "Battaglia di Legnano" del Cassioli».

Fra il 1882 e il 1884 partecipò alla Mostra Internazionale di Roma e due volte alla mostra di Torino. Contemporaneamente eseguì due quadri a olio per la Cattedrale di Pitigliano e alcuni affreschi nel Cimitero della Misericordia di Siena. Nella città del Palio lasciò la testimonianza più evidente e duratura della sua operosità artistica affrescando, nel 1887, parte di una sala del Palazzo Comunale dove illustrò gli episodi risorgimentali «Vittorio Emanuele che rifiuta i patti di Radetzky dopo Novara» e «L'incontro di Vittorio Emanuele II con Garibaldi sul Volturno», l'immagine, appunto, che ricorre sovente sui libri di storia.

L'anno successivo, con il «Trionfo di Giuditta», conseguì la medaglia d'oro all'Esposizione Vaticana.

Ma fu anche l'anno della sua prematura scomparsa.

Lasciò incompiuto «Il convito di Nerone», un dipinto con cui intendeva affrontare la critica e il pubblico di Parigi all'Esposizione del 1889.

L'Aldi morì a Manciano, nella casa natale, il 18 maggio 1888, stroncato da una breve, ma inesorabile malattia.



*Il brano di Alfio Cavoli, allora assessore alla cultura del Comune di Manciano, era già stato pubblicato nel libro Quando l'inferno era in Maremma (Tellini, Pistoia, 1979) e fu riproposto accanto alla pagina di Bruno Santi intitolata «Pietro Aldi tra romanticismo e realismo» nell'opuscolo Pietro Aldi (1852-1888) realizzato per la mostra tenutasi a Manciano a cura del Comune e della Provincia di Grosseto dal 6 al 23 luglio 1980. Si è trattato di un'esposizione  che includeva la Mostra delle opere grafiche  del pittore nella Sala del Consiglio del palazzo comunale, e  la Mostra dei dipinti  della «Galleria Aldi», nella casa natale di Pietro Aldi, inaugurata in occasione del 5° anniversario della morte dell'artista, il 18 maggio 1893 presenti le 180 opere raccolte dal fratello Aldo.

**Attualmente il quadro si trova nella Sala del Consiglio del Municipio di Manciano.