info@alfiocavoli.it
Testimonianze
Discorso del Sindaco di Grosseto Loriano Valentini
in occasione della consegna del “Grifone d’Oro” 1992 ad Alfio Cavoli



on so se questo sia l'anno fortunato di Alfio Cavoli; certo è che, nel breve volgere d'un mese, due riconoscimenti hanno coronato la sua lunga, fruttuosa milizia culturale e letteraria. Non lo metterò in imbarazzo, costringendolo a dichiarare quale dei due – il Premio Città di Montalto, conferitogli pochi giorni fa, o l'odierno Grifone d'Oro – lo abbia maggiormente soddisfatto e ripagato, anche perché – a ben considerare – entrambi si fondano su una motivazione che scaturisce da una identica sorgente: l'amore, la devozione direi, per la propria terra. È appunto questo sentimento – che è una rivendicazione e una affermazione di dignità della Maremma, confortata da una seria ricerca di valori e di retaggi storici e culturali – la "cosa" non tanto segreta alla quale Cavoli si è costantemente ispirato e dalla quale ha tratto vigore. Si è, così, adoperato a ricostruirla prima nel cuore, per se stesso, per farne poi dono e rivelazione agli altri, libro dopo libro, argomento dopo argomento, con la diuturna applicazione di un "minatore della memoria", che sa di trovare, sotto la crosta e le sedimentazioni del tempo, sotto le goffe banalità dell'immagine cristallizzata nello stereotipo consumistico, un tesoro genuino e originale, proprio perché originario e autoctono. Questo spiega, anche, la sua stupefacente prolificità che non è soltanto eclettico rifacimento o ricompattazione di una trama di conoscenze disperse ma sempre a portata dì mano o una captazione da fonti disparate, bensì – sia pure nella diseguaglianza inevitabile in tanta ricchezza bibliografica – vivacità e vitalità che danno il segno pieno di un estro creativo. La Maremma di Alfio Cavoli – la nostra Maremma – non è semplicemente una "espressione geografica" ne una casuale "terra di elezione" che invita al bozzetto naturalistico di un Fucini o di un Niccolini: è invece, sangue e vita... il riporto di generazioni e di eventi più o meno oscuri, il crogiolo e il crocevia di tante storie diverse che, alla fine, si amalgamano e si incanalano nella grande storia comune, con una loro rappresentatività e un loro spessore autentico ed importante. Per Dante, la Maremma – quella striscia selvaggia e invivibile tra Cecina e Corneto – era e resta una "espressione geografica", ma Dante non era maremmano e possiamo quindi scusarlo, e comunque non è poco vanto poter esibire, all'occorrenza, citazioni dalla "gran madre" della letteratura italiana… Qui siamo, sentimentalmente almeno, ad un livello più alto e profondo: Cavoli guarda e percorre la Maremma dal "di dentro", perché sente – così come gli intellettuali del Settecento e dell'Ottocento dovevano cimentarsi nel tour d'Italie per coronare e suggellare la loro maturità e rinnovare e arricchire la linfa dell' ispirazione – che proprio in questo viaggio a ritroso, fino alle radici, sta il compimento, necessario e imprescindibile, dell'opera sua. È dunque evidente che questo impegno, ormai trentennale, di scoperta e di riscoperta sottintende una fiera certezza e una orgogliosa ostentazione di valori autentici e preziosi, che vale la pena di investigare e catalogare accuratamente e di condividere con altri. In questa operazione silenziosa e modesta, Cavoli si affianca a molti altri che, per quanto di estrazione ed esperienza diverse, hanno seguito lo stesso cammino, nel solco di una tradizione, non improvvisata o presuntuosa, tesa a definire la Maremma come una "entità" reale e vivente, ben provvista di legittimi titoli storico-culturali di identità.
E se anche il concetto di "maremmanità" fosse una pura illusione, sarebbe ugualmente utile e, per questo, meritevole di protezione e nutrimento, poiché agirebbe in ogni caso quale positivo parametro di riferimento e quasi "codice genetico", impegnandoci tutti e sempre a confrontarci con ciò che siamo o che presumiamo di essere e quindi a difendere e a salvare, per chi verrà dopo, il meglio di noi e della nostra terra.


Da sinistra:
Alfio Cavoli, Lamberto Ciani (Presidente della Provincia di Grosseto), Loriano Valentini (Sindaco di Grosseto ), Antonio Nepi (Presidente della Pro Loco di Grosseto), Tommaso Bernardini (Presidente dell'A.P.T.di Grosseto)


Dobbiamo preoccuparci, io credo, e proporci di tenere fermi gli elementi che concorrono a costituire il nostro mondo reale e ideale, anche perché viviamo, oggi, sicuramente una fase di indubbio progresso e di trasformazione, nella quale tuttavia la informazione prevale sulla formazione, con effetti distruttivi: il consumo delle  notizie, nel loro convulso accavallarsi e sovrapporsi,  è spaventosamente rapido e istantaneo. tanto da proiettarci in una strana dimensione atemporale, in cui tutto è già accaduto e tutto deve ancora accadere. Per questo fermarci un po' a riflettere e a riconsiderare chi e che cosa siamo è anche una terapia salutare, ritemprante e intelligente. Il conferimento del "Grifone d'Oro 1992" a Alfio Cavoli vuole significare anche il giusto riconoscimento del grande contributo che egli, goccia a goccia, ha dato allo “scavo" di noi stessi, riconducendoci per mano alla soglia della nostra identità sociale e culturale, alla spiegazione delle nostre tradizioni, all'humus fecondo della "maremmanità” nella quale – così come Ungaretti nei fiumi che hanno segnato i passaggi salienti della sua vita – ci riconosciamo "docili fibre dell'universo". In migliaia di pagine, fatti, cose, personaggi – buoni e cattivi – della nostra terra, le diverse tappe del suo lento progresso si sottraggono agli esaurienti ma aridi canoni della erudizione per farsi, come dicevo frammenti di "memoria collettiva" e quindi lezione esemplare ed efficace che ci aiuta a capire e a capirci meglio. Che è in fondo il fine massimo che si richiede alla vera cultura. Voglio dire insomma, che oltre alla quantità e alla qualità della produzione letteraria di Cavoli – fattori necessari ma di per sé non sufficienti a "reggere" il peso del premio – noi abbiamo soprattutto inteso evidenziare la molla segreta, l'intenzione di quest'opera che segna tutta una vita: la fede affettuosa, filiale se si vuole ma non compiacente, in una Maremma che proprio perché forte e fiera del proprio passato, guarda senza complessi al futuro in competizione e collaborazione pacifica e paritaria con gli altri che, conoscendoci meglio grazie alle fatiche di Alfio Cavoli, meglio saranno in grado di apprezzarci per quello che siamo. Il "Grifone d'oro", in definitiva, se vogliamo ricorrere ad un elementare transfert psicologico, è anche un'autogratificazione per tutta la gente di Maremma. Questo del resto è il comune denominatore che collega, in una catena inscindibile, anno dopo anno, fin dalla sua istituzione, la sequenza dei premiati in una eminente "galleria di famiglia” nella quale da oggi anche l'amico Alfio Cavoli ha la sua nicchia, che gli era stata predestinata dal suo elevato, instancabile impegno intellettuale e culturale, del quale anche noi siamo i naturali destinatari e quindi riconoscenti debitori.

Grosseto, Cassero senese, 10 agosto 1993