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Alfio Cavoli
Un lustro per ricordare e un museo da dedicare
di Valentino Fraticelli
(Storico e giornalista) |
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30 settembre 2008 Alfio Cavoli si spegneva, lontano dal suo
Manciano, in un letto del Policlinico "Umberto I" di Roma. È
trascorso un lustro, parola desueta, ma che gli sarebbe
tanto piaciuta. Cinque anni nei quali il ricordo di Alfio si
è un po' affievolito, "diventa fioco" per dirla con
Francesco Guccini. E un mondo il nostro che, ormai, brucia
tutto con una voracità temporale impressionante; è triste
però che questo avvenga anche nella sua terra, da lui tanto
amata e alla quale ha dedicato un'intera vita per fermare e
tramandare fatti, storie, memorie, tradizioni, impressioni,
grandezze e miserie, anzi miseria, della Maremma.
Ci ha lasciato una cinquantina di pubblicazioni e quasi
sessanta anni di giornalismo (corrispondenze locali prima e
articoli di terza pagina dopo, quella tradizionalmente
dedicata alla cultura) su "Il Telegrafo" poi divenuto "Il
Tirreno", "Paese Sera", "Toscana qui", "Stazione di posta",
"Confronti", ... Alfio sapeva scrivere, sapeva soprattutto
raccontare con passione, ma anche con una grande capacità di
sintesi come deve essere per un bravo giornalista.
È stato un divulgatore straordinario, ha fatto conoscere la
nostra terra come nessun maremmano prima; forse solo Paride
Pascucci e Adolfo Lorenzo Denci. in altre forme espressive,
hanno fatto altrettanto. Non è un caso che al grande pittore
manciancse e allo straordinario fotografo di Pitigliano
avesse dedicato attenzioni e lavori. Del resto lui stesso,
nel discorso pronunciato il 10 agosto del 1993 in occasione
del conferimento del "Grifone d'oro 1992" a Grosseto, si
diceva sempre "più convinto che quello della divulgazione è
uno dei modi possibili per essere utili alla propria terra"
Maremma amara e Quando l'inferno era in Maremma,
a mio avviso tra i migliori lavori di Alfio, reggono bene il
confronto con le pagine di scrittori noti e celebrati, anche
se oggi un po' dimenticati ma sono trascorsi decenni, quali
Guelfo Civinini e Delfino Cinelli, pur nelle differenze dei
registri narrativi.
Ho avuto la fortuna di conoscere e apprezzare Alfio Cavoli
per tanti lustri e, certamente, l'amore e la passione comune
per la nostra terra ha ricevuto dai suoi lavori (ho e ho
letto tutte le sue opere) molti più stimoli di quanto possa
apparire anche nella parte del mio lavoro di storico
dedicata all'Amiata e alla Maremma e al
banditismo-brigantaggio nel medioevo e nell'età moderna. Del
resto, ho sempre riconosciuto il mio debito sia con lui
personalmente che pubblicamente.
Credo che si debba essere molto grati ad Alfio per tutto
quello che ci ha lasciato nei suoi scritti e nella sua opera
di amministratore pubblico, soprattutto nei 15 anni di
Assessore alla Cultura del Comune di Manciano, sempre eletto
nelle liste di sinistra come indipendente. E non poteva
essere altrimenti, diceva di se stesso : "Io non sono uno da
essere guidato" e "Io posso dirle certe cose, posso dirle a
voce alta", frasi ripetute spesso e con grande fierezza. Da
qui anche la necessità di sentirsi indipendente anche nel
lavoro politico: anni di grandi e importanti battaglie:
alcune vinte, altre perse, spesso in grande solitudine per
cercare di valorizzare Manciano e i territori vicini. La sua
caparbietà e anche la sua capacità di forti collaborazioni
istituzionali ci hanno lasciato un piccolo gioiello anche
dal punto di vista dell'innovazione espositiva: il "Museo di
Preistoria e Protostoria della valle del fiume Fiora".
Mi ha fatto molto piacere vedere che il 24 agosto scorso il
Comune di Roccalbegna ha dedicato una giornata al suo
ricordo.
Ma ... il suo paese, dove, a parte l'Associazione culturale
a lui dedicata creata dalla figlia Daniela, non ci sono
altre tracce, non deve proprio niente ad Alfio Cavoli? Mi
sento ancora molto legato a Manciano anche se vivo a Firenze
ormai da molti decenni e brevi sono i periodi che vi
trascorro durante l'anno e, proprio per questo, rivolgo al
Sindaco e al Consiglio Comunale una proposta: perché non
intitolare ad Alfio Cavoli il Museo da lui così fortemente
voluto? Sarebbe un modo concreto per ricordarlo e di
ricordare, soprattutto, quanto Alfio ha fatto per Manciano.
Da «Il Nuovo Corriere del Tufo», Periodico
d'informazione del comprensorio amiatino, Anno XIII,
N. 10, Ottobre 2013, rubrica "Finestre di ..." |
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